Le scelte urbanistiche nella zona rossa vesuviana - - sogetecno_new - UNREGISTERED VERSION

Cerca
Vai ai contenuti

Menu principale:

Le scelte urbanistiche nella zona rossa vesuviana

Pubblicato da erminia donnarumma in Attualità · 7/5/2014 11:23:01
Tags: zonarossavesuvio

Le pratiche di condono resuscitano il Piano Strategico e Operativo (Pso) dell'area vesuviana. In un parere dell' avvocatura rilasciato alla Soprintendenza regionale è richiamato un piano previsto dalla legge regionale 21/2003 come condizionante la sanatoria di fabbricati oramai ventennali. Infatti, poiché al Pso è demandata la riorganizzazione dell' area vesuviana per mitigare il rischi delle eruzioni, anche se un immobile ha diritto al condono, va verificato che il piano non ne abbia previsto la demolizione per esigenze di sicurezza. In verità la stessa Avvocatura non sa molto del Pso, perché afferma che bisogna attendere la sua adozione. In realtà il Pso è stato approvato dal Consiglio provinciale all' unanimità nel 2007 e subito dopo caduto nel dimenticatoio. La giustificazione della sua intrattabilità si può trovare nel fatto che è del tutto atipico. Non lo si trova nell' elenco della legge regionale 16/2004 e, se volete cercarlo nel sito della Provincia di Napoli, dovete passare attraverso la categoria: piani di settore. Infatti è il primo piano in Italia di mitigazione del rischio vulcanico, con una procedura speciale stabilita da apposita legge regionale. Tuttavia il legislatore aveva previsto un percorso plausibile: dopo aver vietato l' incremento delle abitazioni nella zona rossa, aveva disposto uno studio che cercasse di gestire la decompressione abitativa richiesta dalla pericolosità esistente senza deprimere l' economia locale e lo aveva affidato alla redazione della Provincia, riservando l' approvazione al consiglio regionale. Ora che alcuni Comuni vesuviani l'hanno riscoperto per un motivo del tutto incidentale inconsciamente provocato dall' Avvocatura, hanno compreso le potenzialità di trasformazione urbanistica in esso contenute, abbandonando uno scetticismo che aveva contrapposto quelle comunità alle politiche regionali di prevenzione del rischio. La Regione si trova del tutto sorpresa da questa svolta e finisce per rispondere con argomentazioni deboli a inaspettate rivendicazioni di una pianificazione concertata ai diversi livelli di governo. Si sostiene l' impossibilità di coprire i costi previsti: infatti ci sono opere pubbliche, di messa in sicurezza, politiche di aiuti alle imprese e programmi di delocalizzazione residenziali stimati sulla disponibilità di fondi strutturali. Ma c' è anche una parte normativa a costo zero che già sarebbe sufficiente ad adeguare gli strumenti urbanistici. Può darsi, come è stato sostenuto, che il piano abbia dei difetti, forse anche dei gravi errori. A differenza di come succede normalmente, non aveva modelli a disposizione, né precedenti esperienze di cui fare tesoro. La Provincia vi profuse le risorse di cui disponeva, incluso un finanziamento regionale, raggiungendo risultati che restano al vaglio e al giudizio dell' organo titolare della decisione, il quale ha il pieno potere di apportare tutte le modifiche che ritiene. Per questo motivo non va richiamata in causa la Provincia né il suo redigendo Ptcp che non potrà fare altro che recepire le decisioni regionali. Lo studioso attento può confrontare le due bozze dei piani, disponibili in rete, e verificare la loro perfetta congruenza. Certamente si tratta di documenti privi della sanzione dei rispettivi organi deliberanti, i quali si devono esprimere e possono modificare sia l' uno che l' altro. In ogni caso il consiglio regionale si era assegnato una responsabilità che non esercita già da qualche anno. Qualora decidesse di decidere, metterebbe in grado i Comuni vesuviani, una popolazione di 600 mila abitanti, di procedere alla revisione dei loro strumenti urbanistici per mitigare il rischio e rendere i propri territori e aree urbanizzate più resilienti.





Nessun commento

Contatore siti
Torna ai contenuti | Torna al menu